I nostri consigli Sci-Fi: Long distance – Senza Ossigeno

Inauguriamo oggi con questo articolo una nuova rubrica, che potremmo definire simpaticamente i consigli Sci-Fi per questo mese!

Mai come negli ultimi anni mi sembra di veder spuntare come funghi nuovi film di fantascienza, soprattutto da quando i grossi servizi di streaming hanno iniziato a produrre i propri film e le proprie serie tv. Oltre a quelle che vanno ad esplorare meglio l’universo creato da grandi franchise, come Star Wars e il Tolkien-verse, ci sono sempre più film stand-alone… e noi siamo qui per darvi qualche recensione (senza troppi spoiler) di quelli usciti recentemente, che guardiamo e che pensiamo possano interessare ai fan di fantascienza!

Cominceremo oggi parlandovi di un film da poco uscito su Prime Video, prodotto nel 2024: Long Distance – Senza ossigeno.

Long Distance – Senza Ossigeno è un film di fantascienza di produzione americana, diretto da Josh Gordon e Will Speck, con la sceneggiatura di Spencer Cohen. Quest’ultimo non vanta grandi produzioni, ma negli ultimi anni ha iniziato a farsi notare, ad esempio con Moonfall (dove ha lavorato con Roland Emmerich) e con I Mercen4ri – Expendables. Potremmo quindi definirli un team di cineasti emergenti e possiamo dire che questo film in particolare si sa distinguere per la sua narrazione tesa, sempre sul filo del rasoio, e per l’attenzione ai dettagli tecnici e ambientali: il tutto rende l’esperienza visiva abbastanza immersiva e coinvolgente, nonché plausibile, elemento fondamentale per un prodotto di fantascienza. Certo, la trama non ci riserva grandi colpi di scena (e forse neanche piccoli), anzi si dimostra abbastanza lineare ma godibile. Bisogna però considerare due fattori: il primo è che il film è una produzione low-budget, anche se non si nota certamente dagli effetti speciali, ma forse più dalle poche ambientazioni esplorate; il secondo è che il film è stato girato nel 2020, anno colpito dalla pandemia del Covid-19, da settembre a novembre, con il rispetto da parte del cast e della troupe di tutti i protocolli di sicurezza in fatto di igienizzazione, mascherine e distanziamento sociale. Queste due informazioni mi hanno fatto comprendere meglio alcune scelte stilistiche e mi hanno fatto apprezzare ancora di più l’impegno ben visibile in questa produzione. Alla fine, potremmo definire questo film quasi un drammatico, che esplora i confini fisici e psicologici dell’essere umano quando si trova in condizioni estreme. Non mancano però battute tragicomiche e autoironia da parte dei protagonisti, essenziali per non trasformare il film in 87 minuti di pura depressione post-schianto-su-pianeta-disabitato, ma mai esagerate da farlo scadere nel ridicolo.

Ma veniamo brevemente alla trama…

Il film segue la storia di Andy Ramirez, interpretato da Anthony Ramos, già conosciuto in A Star is born e Transformers 4 – Il Risveglio.

Andy è una nuova recluta di un’azienda mineraria, la quale opera su asteroidi e ha deciso di sondare nuovi territori inviando una delle sue navi minerarie, la Borealis, nelle profondità dello spazio con l’equipaggio in criostasi. Dopo oltre quattro anni di viaggio, l’enorme nave attraversa incautamente un campo di asteroidi e l’impatto con uno di essi danneggia in modo irreversibile l’astronave: tutte le capsule di criostasi vengono riattivate ed espulse con una procedura di emergenza. Ed ecco che il nostro protagonista Andy si ritrova naufrago su un pianeta con atmosfera per noi irrespirabile, poco ossigeno a disposizione e completamente solo… almeno all’inizio.

Infatti Andy scopre nel suo viaggio che altri due minatori sono sopravvissuti allo schianto, ma mille pericoli e chilometri di lande desolate separano il protagonista dagli altri due segnali, nonché dai relitti della nave stessa, precipitata sul pianeta.

La co-protagonista è Naomi Scott, che interpreta un’altra sopravvissuta, Naomi Calloway. Imprigionata nella sua capsula di salvataggio, sarà per buona parte del film la voce guida di Andy e gli indicherà via radio la strada al fine di poter essere salvata. Non sarà l’unica guida però, perché Andy dispone di una IA integrata nella sua tuta, dal nome L.E.O.N.A.R.D. e che, nella versione in lingua originale, vanta la voce di Zachary Quinto.

Insomma… da guardare o no?

Secondo me, sì.

Long Distance – Senza Ossigeno non è certamente un kolossal ma è un onesto film di fantascienza, godibile grazie al buon ritmo della trama, all’ironia dei personaggi e all’ottima prestazione attoriale di Anthony Ramos, che è stato in grado di non annoiare (anzi!) lo spettatore di fronte a moltissime scene abbastanza buie, con pochi cambi di ambientazioni e scenografie. La cosa che più ho apprezzato? Sicuramente il tipo di rapporto tra i due protagonisti principali che, anche nel finale e seppur con evidente complicità tra i due, non scade nel solito romanticismo scontato per cui tutti, entro la fine del film, debbano per forza innamorarsi di qualcuno.

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